domenica 2 ottobre 2011

Pensare.

          
            Roman.


 "On n'est pas sérieux, quand on a dix-sept ans.
   - Un beau soir, foin des bocks et de la limonade,
   Des cafés tapageurs aux lustres éclatants!
   - On va sous les tilleuls verts de la promenade.

  "A diciassette anni non si può esser seri.
   - Una sera, al diavolo birre e limonata
   e gli splendenti lumi di chiassosi caffé!
   - Te ne vai sotto i tigli verdi a passeggiare."

                                 A. Rimbaud, Le Reliquaire, 1970

  La cosa che faccio più spesso nella vita è pensare. Pensare è dannatamente pericoloso. Pensare fa più male del fumo e dell'alcool messi insieme.

  Un giorno che non hai niente da fare, mentre sei steso sul divano a guardare il quiz televisivo di turno, ti capita di pensare al fatto che stai pensando, che dentro di te hai sempre una voce che ha da dire su ogni cosa, come un commentatore televisivo. Da quel momento, sceglierai per la vita se detestare quella voce, oppure se amarla quanto te stesso.

  Con quella voce intrattieni dialoghi, discorsi, litigi, polemiche. Conoscerai quella voce sempre meglio, così tanto che ad un certo punto non avrà nemmeno bisogno di completare una frase, perchè sai già cosa ha da dire. Quella voce ti accompagnerà per il resto della tua vita.
  
  Di quella voce non potrai più fare a meno, ti conosce così bene che sa già in anticipo quello che stai pensando prima che tu possa pensarlo. Quella voce commenta ogni cosa che ti capita sotto lo sguardo, ti dice cosa devi fare e cosa non devi fare. Quella voce ti racconta la barzelletta che ti ha fatto ridere il giorno prima e ti fa ridere di nuovo, in mezzo a persone che ti guardano perplesse perchè non sanno quello a cui stai pensando.
  Persone che fraintendono, o che vogliono fraintendere, persone che non vogliono ammettere che anche a loro, in fondo, parlare con quella voce piace. Persone che quando ti vedranno ridere da solo, apparentemente senza ragione, ti diranno: -Sei strano...-.

  Sei strano perchè lo ammetti, si, ti piace quella voce. Ti piace pensare. Ti piace così tanto che non ne vuoi fare a meno. Ci scherzi con quella voce, ti piace sempre di più.

  Un giorno ho deciso di scrivere su Facebook esattamente quello che pensavo. L'ho fatto e mi è piaciuto tanto, ma così tanto che l'ho fatto anche il giorno dopo. E il giorno dopo ancora. Poi sono arrivati i primi apprezzamenti, persone a cui piaceva quello che scrivevo, così mi divertivo sempre di più a scrivere.
  E così sono qui, ho aperto questo blog da quattro ore e stavo pensando ad un post d'inizio. In questo blog ci saranno pensieri di vita, sugli argomenti più disparati e stupidi, storie, cose strane, tutte quante condite da pensieri, le cose che preferisco di più al mondo, mi piacciono anche di più della pizza.

  Ringrazio Giulia dell'idea che mi ha dato, Ilaria per il suo sostegno continuo e gratuito, ringrazio chiunque si fermava a leggere i miei pensieri su Facebook e, soprattutto, chiunque si fermi su questo blog a leggere quello che scrivo, per il semplice fatto che prima di scriverlo l'ho pensato.

  E adesso basta perchè mi sa che ho scritto un po' troppo.

2 commenti:

  1. Pensando alla voce che ti fa ridere improvvisamente quando ripensi ai momenti comici vissuti... mi è venuto da ridere!
    Credo che il nome sia azzeccatissimo per questo blog, divertente o cinico che sia l'articolo, ti lascia un sorriso!

    (Anche se ho paura dei clown) Giulia

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