sabato 7 aprile 2012

L'hanno messa sotto.

  Sul banco si leggono ancora le formulette del compito di storia. Quel verde brillante che doveva avere quando è stato fatto ormai è coperto da macchie scure. Meno male, meno male che adesso si va tutti in vacanza, non vedevo l'ora sul serio. Scaldo il braccio con il mio respiro e faccio finta di guardare il film in francese. Sono troppo stanco anche per fare sul serio. Giusto 10 minuti e finisce tutto. Il sole è uscito finalmente, non sembrava giornata ma ce l'ha fatta.


  Un mio amico dietro mi chiama e mi dice qualcosa che non capisco e che riguarda del sangue. Gli chiedo di ripetere. A quanto pare, hanno messo sotto una proprio poco fa, vicino a dove passo tutti i giorni per andare a scuola. Una macchina l'ha messa sotto e ha schizzato di sangue tutta la parete del palazzo di fianco alla strada. É chiaro, tanto più girano le notizie, tanto più vengono stravolte. Sicuramente non è successo niente di speciale, ma questa cosa è riuscita a svegliarmi, in qualche modo. Mi accorgo di avere il corpo stanco di tutta la settimana, una cosa strana.


  Inizio a camminare verso il capolinea per la corriera. Parlo con un paio di compagni del più e del meno, vediamo se mi rilasso un poco. Che cazzo di giornata, non si può proprio. Pure questo sole, proprio ora doveva uscire? Mi sta dando proprio fastidio...ma quant'è brutto questo metallaro qui davanti...se devi camminare, vattene alla villa che qui si va di fretta.


  Una piccola folla aspetta vicino alle strisce, osservando sconvolta. Un'auto con il parabrezza sfondato, senza autista e ferma in mezzo alla strada. Un carabiniere fotografa il vetro accartocciato, un altro immortala una macchia di sangue sull'asfalto. "L'hanno messa sotto, l'hanno messa sotto..." "Che stronzi..." "Già.". É come se quel parabrezza mi avesse sfondato. Io ci passo tutti i giorni, io attraverso lì tutti i santi giorni, poi arriva un giorno e ti ritrovi ad essere una macchia di sangue senza neanche accorgertene. Io ci passo tutti i giorni. Una signora con la pelliccia è ferma lì, con un cagnolino di cotone al guinzaglio, accanto ad altre persone. L'hanno messa sotto. Tutti guardano, nessuno parla. Tutti fermi, accartocciati con il parabrezza.


  Cammino e penso, è assurdo, è incredibile. Chissà se è morta, chissà chi era. Chissà cosa pensava quando stava attraversando, cosa voleva, cosa si è lasciata dietro, cosa voleva lasciarsi davanti. Chissà se se lo aspettava. L'hanno messa sotto. Chissà se lo sto pensando solo io. Chissà se sono l'unico sfondato qui. Davanti e dietro di me, tanti studenti con gli zaini, tanti cammelli che seguono l'odore mentale di un piatto di pasta. L'hanno messa sotto. Ma come si fa a non pensarci, come si fa a minimizzare?


   É tardi, la corriera non è ancora dove dovrebbe essere e il sole ride. Un tipo in giacca blu, camicia color pigiama, occhiali da sole e il riflesso del sole sulla pelata, corre zoppicando alla fermata. L'hanno messa sotto. "Non fermano qui, oggi no!", ci grida, "andate di là!". Il piazzale è pieno di corriere, tutte in cerchio. L'hanno messa sotto. Mi dirigo lì, dietro altri cammelli e davanti una signora, tutti alla stessa destinazione. L'hanno messa sotto. La carovana si ferma corriera per corriera a chiedere agli autisti dove sono diretti. Ma alla nostra destinazione non va nessuno


  L'ultima corriera è vuota. L'autista è fermo al volante, parla al telefono e ha la portiera aperta. Neanche lui va dove dovremmo andare. L'hanno messa sotto...di là c'è una corriera altra...attraverso davanti a questa corriera sulla mia sinistra. Uno scricchiolio di ghiaia e un brusio di motore, il mio istinto mi fa saltare via e mettere una mano contro la corriera. L'autista, al telefono, con la portiera aperta era partito e mi stava mettendo sotto. "Rincoglionito, dove cazzo vai? Rincoglionito, eh? Dove cazzo vai, rincoglionito?". Lo guardo e non ho parole, anche se avevo ragione io. "Ce l'ho con te, rincoglionito!". É colpa di gente come lui se le persone le mettono sotto. L'hanno messa sotto.


   Ci sto ancora pensando. E stavo per fare la stessa fine. Eccola la corriera, salgo, timbro il biglietto e mi siedo. Il sole picchia e ride, la città è tutta bloccata. Se devo pagare ogni volta 1 euro per un viaggio di 3 minuti e mezzo, stavolta è la volta buona che il viaggio dura il prezzo del biglietto. Attacco le cuffie, sento canzoni, ma fa troppo caldo. Mi chiedo per quanto ancora ci penserò. Ho perso la stanchezza, o forse l'ho aumentata. Sono già venti minuti che sto seduto. A quest'ora starei già mangiando.


  É assurdo che cammini e di colpo ti ritrovi a terra così. E la gente dovrebbe pensarci. Perchè la gente non ci pensa, perchè quello di dietro si sta vantando di quanta gente ha picchiato l'altra sera, perchè quella davanti ripete la tesi, perchè quella di fianco a quella davanti gioca al cellulare? Perchè su nessuno dei volti di queste persone c'è un pensiero a quella ragazza? Suona il cellulare, è mia madre, giustamente sto tardando.


"Che è successo?", e senza neanche rendermene conto rispondo "Niente, hanno messo sotto una."