venerdì 12 aprile 2013

Goku.

    Il pomeriggio uggioso di un bambino della mia generazione poteva essere trascorso in diversi modi. Il bambino diligente lo avrebbe passato tutto il pomeriggio a studiare. Il bambino ribelle e scapestrato lo avrebbe passato al computer o alla televisione. Quello che è certo è che anche il bambino diligente si sarebbe scocciato di studiare prima o poi, per unirsi, in parallelo, allo strano hobby del bambino scapestrato che, in una giornata uggiosa, si nutriva di cartoni in tv o di giochi violenti al computer. Sicuramente, i genitori dell'uno e dell'altro si sarebbero rassegnati all'idea di girare per casa e di trovare il loro piccolo prodotto di fronte ad uno schermo grande o ad uno schermo piccolo nella classica posizione dell'auditore medio, la boccuccia semiaperta e gli occhi fissi e spalancati, posizione che ricorda tanto quella dei reduci del Vietnam affetti da traumi psicologici irreversibili.

    Il palinsesto televisivo del pomeriggio presentava la stessa formula con diverse fragranze e aromi, in una mistura da tirare tutta d'un fiato in un pomeriggio uggioso. C'erano i cartoni di Mediaset che iniziavano all'una e mezza e finivano verso le sei del pomeriggio, i cartoni della Rai che finivano un poco prima, i cartoni fichi delle reti regionali a orari irregolari e che ormai non guardava più nessuno, se non qualche bambino annoiato in una giornata uggiosa. Il tema principale, ad ogni modo, era quello dei supereroi.

    I supereroi sono davvero fichi. Non nascondo di essermi alienato con piacere nelle puntate di Spiderman, i film di Spiderman, Hulk, Wolverine, gli X-Men, i Fantastici 4, i Digimon, l'Uomo Tigre, Batman. Non nascondo di aver provato a fare anche io l'onda energetica di fronte allo specchio, di aver stimato Batman per essere l'unico supereroe senza nessun superpotere e di riuscire a spaccare tutto nonostante questo handicap per la sua categoria. Non nascondo neanche di aver immaginato di poter diventare anche io un Supersayan, e di sperare che arrivasse qualche ladro in casa per poterlo mettere K.O. con qualche mossa superefficace che avrei ideato al momento. Fortunatamente, la mia fantasia si fermava ai viaggi mentali e mi rendeva sufficientemente cosciente a capire che uno zaino con l'effigie di un supereroe non mi avrebbe aiutato nell'impresa.
  
     Le pubblicità millantavano i supereffetti che i gadget di tutte le serie a cartoni avrebbero avuto sul loro possessore. Vedevo i miei coetanei sfoggiare cose sofisticate, superpupazzetti di Dragonball e di altri tipi tosti e mi chiedevo se pensassero davvero di poter diventare forti come loro semplicemente ordinando ai loro genitori di comprarglieli. Dopotutto, non avevo mai visto Goku combattere indossando qualche zaino strano, o Batman arrestare il Joker con un astuccio.

    Neanche le ragazzine erano immuni a questi strani viaggi, i supereroi per loro c'erano. Sailor Moon, Lady Oscar, Occhi di gatto, neanche loro se la passavano male, le loro coreografie erano paragonabili a quelle di noi maschietti e anche i gadget per loro erano sempre quelli. Non potevo fare a meno di notare che si trattava sempre degli stessi prodotti, ma con colori, immagini e stemmi diversi. Ognuno, però aveva il suo modello di eroismo, quel personaggio a cui aspirava.

    La televisione non ha fatto che porre questo agli occhi dei bambini, almeno a partire dalla mia generazione: infiniti modelli a cui aspirare. Ho sentito anche persone più grandi raccontarmi di aver imitato Zorro o il tenente Colombo da bambini, ma sono sicuro che il passare del tempo ha aumentato esponenzialmente il numero di spunti da cui prendere. Sicuramente, in quattro ore e mezza di cartoni animati per sei giorni a settimana ci si può mettere davvero di tutto.

    Passata l'età dei cartoni, si arriva alle serie televisive. Ormai la fantasia è (apparentemente) obsoleta, non piace più la finzione disegnata, si preferisce quella recitata dal vivo. I cartoni sono troppo finti. In fondo, per quanto ci si possa impegnare, rispetto a quella di un tipo che quando si incazza diventa biondo e di pessima compagnia, è più convincente la storia delle casalinghe di Wisteria Lane che non vivono un giorno della loro vita senza impicciarsi nei fatti degli altri. Se ci scappa il morto, l'intreccio è anche più succulento.

   Anche nelle serie televisive l'immedesimazione è davvero forte, se non più forte rispetto ai cartoni animati. Ho conosciuto persone uscire pazze per attori di qualche serial, altre persone diventare dipendenti dalle puntate settimanali e altre ancora spendere patrimoni in ulteriori gadget, che non erano più semplici astucci e altra roba di cartoleria. Tutto pur di sentirsi più vicini ad una finzione così ben costruita da desiderarla reale.

   Nel frattempo, il passaggio più crudo è ancora nascosto. Nasce di nascosto nell'animo dello stesso individuo in formazione. Arriva al punto delle responsabilità, ed il tempo dei giochi scade di colpo. Suona la campanella, fredda e inesorabile, il capotreno richiama tutti in carrozza, il treno parte e chi si ferma è perduto. Il cucciolo si ritrova nel mondo nuovo, completamente abbandonato a se stesso.

    Un fandango di strane emozioni si mescola nella mente del piccolo, innocente. Gli manca qualcosa che lo ha sempre accompagnato in tutti gli anni della sua vita. Non ha più il superpotere dello zaino di Goku, non ha più la bacchetta magica di Harry Potter, non ha più la tranquillità del piccolo grande modello etereo che lo ha accompagnato senza mai lasciarlo solo.

    Tanti piccoli polpi dalle mille braccia nello stesso acquario, uno aggrappato all'altro, immersi nelle stesse lacrime di noia, paura, angoscia, disperazione per qualcosa della cui illusione si erano ingozzati, uno più dell'altro. La orribile paura di non potercela fare, la voglia di tornare indietro, e il mondo che non dà retta a nessuna supplica.

    Solo a quel punto si può diventare maturi. Basta fermarsi un momento, basta avere il coraggio di guardarsi in faccia e capire una volta per tutte quanto possiamo essere sufficienti a noi stessi. Per fortuna, la risposta è positiva quasi sempre. Eppure, a tutti resta l'angoscia, il bisogno costante di un modello, che non è più un disegno, non è più un personaggio statico disegnato a tavolino. Il modello si trasforma in un essere umano, in carne ed ossa. 

    Tanti piccoli gruppi si aggrappano ad un idolo solo, seguono ogni cosa che fa e lo circondano pendendo dalla sua mistica esperienza. Lo seguono come sacerdoti dello spirito, e l'idolo sembra quasi inconsapevole di tutto ciò. Nel migliore dei casi lo è, nel peggiore dei casi gode della sua posizione e controlla la volontà dei suoi seguaci, inconsapevoli di essere così dipendenti da una persona sola.

    Non possono farne a meno. Hanno bisogno di qualcuno a cui consegnare la propria volontà, in tutto e per tutto. Un orrendo gioco tra vittima e carnefice, in cui tutti sono consenzienti. Basterebbe, però, poter capire di poter fare a meno di ogni modello, di potercela fare da soli, come tutti da soli hanno fatto cose straordinarie. Il modello che ognuno aspetta non è che se stesso, l'unica cosa da cui dovrà dipendere.

    Altrimenti, solo Goku potrà salvarci.