venerdì 7 ottobre 2011

Gridare.

  Oggi mi sono alzato e volevo andare a manifestare. Oggi mi sono alzato e mi sono detto che, se manifesti l'ultimo anno di liceo, non ti può dire niente nessuno perchè sei all'ultimo anno, perchè potrebbe essere il tuo ultimo sciopero da studente. Sono convinto di tutte le motivazioni di questo sciopero, sono convinto dell'inutilità di certe leggi e di certe persone di cui non si fa che parlare e, per questo, di queste persone e di queste cose in questo post e, possibilmente, in questo blog non ho intenzione di parlare. 

  Mi sveglio. Mi sveglio e mi sento già in sciopero. Mi sveglio e faccio con calma, non mi devo sbrigare, non devo andare di fretta. Metto la mia maglietta preferita, con cui andrò a scuola solo l'ultimo giorno. E' una maglietta nera a maniche corte, sopra c'è scritto "Sono stanco.". Appena la vedo penso che è perfetta per la giornata di oggi.

  Sto per uscire di casa, ho preso tutto quanto. Manca solo una cosa. Una cosa per cui mi sento in colpa, un peso così, una mancanza enorme. Manca lo zaino. Senza zaino a scuola ci sono andato solo prima dell'estate. Andare a scuola senza zaino il 7 di ottobre mi fa star male. Significa che davvero dovrò lasciare il liceo. Eppure lo zaino è il simbolo dello studente. Uno studente senza zaino non è abbastanza studente quanto uno studente con lo zaino. Metto un libro e un quaderno. Metto anche l'astuccio, che una penna serve sempre. Non posso uscire senza zaino. Non posso.

  Vado e mi incontro con i miei compagni. E sono lì. Sono lì che sono di quinto anno a guardare tutti i primini e i secondini guardarsi in giro spaesati, spaventati ed elettrizzati. Anch'io sono stato di secondo anno, anch'io mi gasavo. Sono sempre stato una specie di anticonformista, nel senso che faccio una cosa solo se la voglio fare. Così, quando non volevo andare alle manifestazioni, non ci andavo.  Per questo, in classe per qualcuno ho la fama del crumìro, perchè non mi andava mai di andare alle manifestazioni, più per pigrizia che per altro. La prima manifestazione a cui ho partecipato è stata proprio in secondo anno. Andava tutto bene, poi sono usciti fuori i fascisti e gli ultrà con i bastoni e le catene. Tutti scappavano da tutte le parti. Io mi sono nascosto nel McDonald. Dalle vetrine vedevo la polizia acchiapparli uno ad uno. Non è come nei film, nella vita reale è roba molto più forte.

   Oggi non ho paura. Oggi avrei partecipato al corteo pacifico. E se c'è macello, il McDonald è il più sicuro dei rifugi, oltre che il più puzzolente. Mi unisco ai miei compagni e andiamo al punto d'incontro. Iniziano a scivolare i primi fumogeni, delle palline viola che alzano fumo fino alle caviglie. Sembrano gomme da masticare al mirtillo. Non mi piace che stia iniziando così. Mi piace ancora di meno quando buttano i primi petardi. Li fanno rotolare a terra, in mezzo ai ragazzi. Il corteo si divide in due prima di iniziare. Da una parte i fumogenari e dall'altra un comitato studentesco che non ho mai sentito. Dev'essere nuovo.

   Vado con questi. Sono contento. Sono pure stanco, probabilmente per l'influenza della maglietta. Inizia il corteo finalmente. I poliziotti ci guardano e ci scortano con i loro Rayban e i loro baschi calcati in testa, le braccia conserte. Devono far vedere che ci sono e che sono tanti. Io sono gasato e contento. Canto i cori, con tutta la voce che ho, tutti mi guardano e mi seguono. Sono proprio contento. I miei compagni mi dicono di abbassare un po' la voce, mi guardano tutti. Ho troppo entusiasmo e non sono pericoloso. Canzoni, canti, cori.

   Intorno a me, ragazzi, ragazze, alcune belle altre no, ma tutti giovani come me. Tutti contenti. Tutti felici. Tutti a cantare. No, non mi sento parte di una moda. Mi sento una voce felice e spensierata. Una voce da liceale che oggi non è andato a scuola, però sta facendo una cosa giusta, almeno. Una cosa utile.

  Passiamo davanti alle scuole, davanti ai palazzi, la gente guarda il corteo dalle finestre. Guardano me soprattutto, mi agito molto. Però li saluto con tutta la mia cordialità, agito la mano e esibisco un sorriso da circo. A quel punto, mi guardano impassibili, come se fossi un gorilla iperattivo allo zoo. Si, sono iperattivo. Secondo Darwin sono anche un gorilla, o qualcosa del genere. Sono anche uno studente però. Uno studente che della vita non sa ancora nulla. Uno studente che si è reso conto che il liceo è la cosa più bella del mondo, che cantare in mezzo alla strada e gridare in nome della libertà che ha ricevuto è la cosa più normale che si possa fare.

  Ma loro guardano, guardano e continuano a guardare dall'alto e magari si chiedono "ma cos'avrà da gridare? Perchè lo fa? Che cosa si aspetta che faccia?". In realtà dovrebbero salutare anche loro, ma stanno in alto, loro guardano e basta. Controllano. Mi tengono d'occhio. Ma io sono solo contento. Sono solo felice di essere per l'ultimo anno un liceale che della vita non sa ancora nulla. Perchè, si sa, le cose belle sono belle perchè prima o poi finiscono.

  Sono felice e canto con tutta la voce che ho, perchè quando sarò grande e guarderò un corteo di giovani dalla finestra, li saluterò quando lo faranno, perchè quando vedrò anche mio figlio in mezzo a loro, a cantare come me, sarò contento quanto lui e in fondo canticchierò anch'io.

  Sono felice, mi fa male la gola, canto e mi diverto perchè mi mancherà il liceo.

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