mercoledì 28 agosto 2013

Auguri.

       Il compleanno lo aspetto con ansia. I genitori fanno i regali, vengono i parenti e fanno i regali, poi c'è la festa, gli amichetti, la torta, la mamma che taglia la torta e ti fa i baffi con la panna visto che "ti stai facendo vecchio". La cosa bella del compleanno è che, per un giorno solo, puoi esser certo che a tutto il mondo importa di te. Prendo il telefono con le due manine mentre una voce gracchiante mi riveste d'oro le orecchie, sento che in quell'istante a lui di me importa davvero, e faccio come mi insegna la mamma, dico grazie e rido. Un anno in più, adesso posso dire di averne uno in più. Finisce la giornata e mi programmo già per l'anno prossimo, come se venisse il giorno dopo.

       Il mio entusiasmo era anche più grande rispetto a quello degli altri, anche perchè io ero più piccolo di un anno rispetto ai miei compagni e ai miei amici, per cui ogni volta non vedevo l'ora di raggiungerli. Per qualche mese, così, avrebbero potuto smettere di farmi pesare, anche bonariamente, il fatto di essere più piccolo. Ad ogni modo, pure se riuscivo a farlo notare, ci doveva sempre essere qualcuno che diceva "Si, ma anche se hai la stessa età nostra sei comunque piccolo". Quello era sempre il momento peggiore. Non era però sufficiente a smontare la bellezza di poter dire di avere un anno in più, di aver raggiunto il livello successivo, di aver lasciato gli sfigati del piano di sotto. Tipo il soldato semplice che diventa tenente.

       Anno dopo anno, si aspettano telefonate e messaggi nel giorno così magico. Poi arriva il primo compleanno da grande, il primo compleanno in cui si impara la regola fondamentale dei compleanni: ci si ricorda solo dei compleanni dei propri amici. Il vero amico ricorda il tuo compleanno, gli altri no. Il primo compleanno in cui si aspetta davvero solo una telefonata e in cui quella telefonata non arriva. Innocentemente, ci si chiede cosa accade, e quando si fanno le nove di sera e il dubbio fa salire in gola anche la torta di compleanno, lo si chiede alla mamma. E la mamma lo spiega, naturalmente, e per la prima volta si va a dormire con il muso triste nel giorno del proprio compleanno. L'amico che credevi tuo amico si è dimenticato di te.

      Un ragazzetto americano, un giorno, scoprì questa brutta legge della natura. Gli andò proprio male il compleanno, gli amichetti del cuore si scordarono tutti di lui. Si dovette accontentare di una festa improvvisata a casa, con solo i parenti e la crostata alle pere anch'essa improvvisata dalla mamma che non sapeva cucinare. La festa fu orribile, il più alto livello di divertimento si raggiunse con il gioco del telefono, a cui lo zio barava cambiando le parole, mentre le zie chiedevano sempre notizie della fidanzata al festeggiato, la quale lo aveva lasciato un paio di giorni prima per mettersi con uno dei suoi amici del cuore, e la frolla della crostata di pere sapeva insopportabilmente di margarina.

     Non aveva neanche bisogno di chiedere nulla alla mamma, ingurgitò le ultime briciole di crostata e la ringraziò capendo i suoi sforzi, diede un bacio anche a papà, poi andò a letto e pianse tutta la notte. Un solo pensiero girava nella sua testa: "Mai più. Mai più.". Quel ragazzetto si fece grande, poi inventò una sito strano con la scusa di trovare il modo di mettersi in contatto con i propri amici via internet. In realtà aveva solo intenzione di interrompere quella stupida pratica e rendere impossibile il fatto di dimenticarsi il compleanno di qualcuno. Adesso quel sito ha anche quotazioni in borsa, e la piaga dell'amico che si dimentica i compleanni non esiste più. Ora i compleanni non sono più gli stessi. O meglio, sono sempre gli stessi, ma adesso la percentuale di messaggi di auguri è salita per ciascuno di noi. Anche per lui, che adesso ha tanti soldi che degli auguri non se ne frega più niente.

      Ci ha influenzati tanto quella strana invenzione, quello strano sito che ogni giorno ti dice di chi è il compleanno. La seconda regola del compleanno è che, se sai che oggi è il compleanno di qualcuno, è educato fare gli auguri. E' un meccanismo psicologico che può scatenare reazioni diverse.

      Guarda in alto a destra e legge il nome di fianco al tortino stilizzato con tanto di candelina sopra. Con lui non ha grandi rapporti, non lo vede da un bel pezzo. Poi si ricorda di quella volta che stavano in giro, lui ha fatto quella battutina, si, è un tipo divertente, perchè non fargli gli auguri? Educatamente, consuma parte della sua articolazione del polso per cliccare lì sopra, sorride e scrive: "Auguri! :)"

     E questa? Questa non lo conosco manco, non so nemmeno chi sia. Ha le foto strane, foto di animali, foto di gruppo, qualche foto sua, no, direi che non la conosco. Però, magari attacca bottone, però. Non mi costa niente. "Auguri! :)"

     Poi c'è lei che frequenta il festeggiato in questione e, sentendosi più in confidenza, si sente di fare quella specie di passo che oltrepassa il distacco dei primi due tipi, si sente dentro quel mistico cerchio delle persone che se incontra per strada saluta senza aspettare di essere salutato. La licenza del cuoricino e del bacino. "Auguri! <3 :*"

     Poi ci sono gli assurdi. Quelli che si svegliano male, quelli che stamattina il caffè si è bruciato, quelli che ieri l'Inter ha vinto, quelli che ieri l'Inter ha perso, quelli che guardano quella specie di annuncio, leggono il nome e pensano "Povera famiglia". Poi mettono due mi piace a due cazzate degli amici, poi però iniziano a sentirsi in colpa, e masticati dal rimorso arrancano le mani sulla tastiera vomitando un messaggio di augurio senza neanche sprecarsi in punteggiatura, nè in lettere maiuscole. Un messaggio da cui traspare tutto il loro odio verso chi ha deciso di nascere qualche anno fa proprio quel dannato giorno. Un messaggio che sa di sudore. "auguri".

      Giusto il tempo di rispondere, chiudo il sito e mi metto a studiare, che stasera mi hanno pure invitato a mangiare una pizza, per stare insieme il giorno del mio compleanno. E' una cosa che fa piacere, fa sempre piacere essere ricordati in un giorno così. Guardo il cellulare, rispondo anche agli SMS, più o meno aspettati. Poi arriva quello che non ti aspetti, ma che in fondo non avresti voluto. Gli auguri di quelli che erano spariti e poi decidono di ritornare improvvisamente il giorno del tuo compleanno. Perchè hanno deciso di pensarti proprio quel giorno, tipo quelli che vanno a messa solo a Natale per potersi dichiarare cattolici praticanti. E ringrazi, giustamente, mentre cercano di intentare discorsi sul nulla, su cui cali un velo pietoso prima di tirare lo sciacquone.

      Mi vesto ed entro in macchina, ancora innervosito da quella irruzione senza senso. Arrivo e trovo più di qualcuno a farmi una bella sorpresa, al mare. Di quelle che non ti aspetti, che non sai cosa dire e ti lasciano tutta la sera euforico. Una pizza in compagnia, una fetta di torta della pasticceria buona, fornita dalla mamma e dal papà che non hanno più bisogno di farmi i baffi con la panna, "non me l'aspettavo ragazzi, grazie!".

     Ed è inevitabile ricordarsi del compleanno di qualcuno, grazie a quello strano sito. Non sono mai stato uno dei soliti adolescenzioloidi nostalgici di cose che non hanno mai vissuto, ma i compleanni adesso sono diversi rispetto a quelli prima del sito in bianco e blu. Adesso non è più possibile dimenticarsi del compleanno di qualcuno, adesso se lo ricordano tutti, da quello che non se ne fotte niente di te a quello a cui, semplicemente, era sfuggito. E' bello per certi versi, ricevere tanti pensieri. Ma a volte l'occasione del compleanno è necessaria, necessaria per far capire a qualcuno che non si pensa più a lui, necessaria a fargli capire, magari, che si è pensato a lui quando si poteva anche non farlo.

     Quel segnalino in alto a destra ci costringe, invece, a pensare a chiunque. Pensare a chi non si voleva più pensare, costringere all'imbarazzo reciproco due persone che avevano chiuso i rapporti, disturbare chi non aveva mai aperto nessun rapporto, costringerlo a defecare un messaggio di auguri di cui, in fondo, poteva fare anche a meno. Non è un delitto il pensiero, ed è sempre ben accetto a chi lo sa apprezzare, diventa un delitto costringere al pensiero. Unire ciò che non è unito, cercare di dar vita a ciò che è morto o non è mai nato, come una bambina che cerca di rendere realistico un bacio tra Barbie e Ken mentre il fratellino, a distanza, riesce a vedere solo due bambole che si prendono a testate.

      Il compleanno è un giorno speciale, un giorno che tutti meritano sia speciale. Così speciale che ogni cosa dovrebbe venire da sè, spontanea, come una mela dall'albero.

      Come se scendessi dalla macchina e trovassi i tuoi amici a farti una sorpresa.