lunedì 2 giugno 2014

Enema.

   La nebbia si distendeva sul terreno come in una sauna. Non si vedeva ad un palmo di naso. Il silenzio era rotto dai gracidii tiepidi e dal battito d'ali delle libellule. A quell'ora le zanzare della malaria erano certamente a dormire, ma di questo i due piccoli erano incoscienti. Giocavano sulla riva del fiume dopo aver mangiato un pezzo di pane rubato al fornaio assonnato davanti al ponte. I loro vestiti avevano visto mesi e mesi di quella nebbia, di odore di pesce, di nobildonne, di sterco equino e di ogni cosa con cui erano stati a contatto.

   Giocavano a lanciarsi palle di fango ridendo e scherzando, stando ben attenti a non cadere nel fiume. Annegati o assiderati, sarebbero senz'altro morti e, malgrado la loro vita tanto grama, avrebbero voluto giocare ancora per molti anni. Ad un tratto, uno si fermò.
-Ehi, John! Che ti prende?-
-Guarda quello, quello che cammina sul ponte.-
-Quello nella nebbia lassù?-
-Eh! C'è solo lui! Non ti sembra che stia camminando un po' strano?-
-No, non mi sembra! Che diavolo ti prende?-
-Quello tra un po' cad...oh mio Dio!-

    L'uomo sul ponte si aggrappò al muretto, strinse la mano al petto proprio sopra il cuore e emise un gemito che tagliò la nebbia. I due bambini lo guardavano con la bocca aperta e la paura nel petto, che divenne terrore puro quando videro il corpo dell'uomo volteggiare e cadere nella morsa del fiume con un urlo terrificante.

-Scappa John!-
-Che stai dicendo, Dick?! Se quello è uno ricco e lo salviamo, poi sarà riconoscente!-
-Fanculo i soldi! Io non mi ci butto ammollo nel fiume!-
-Allora la ricompensa me la cucco tutta io!-
-John! No!-

    Si tolse il poco di maglietta che aveva addosso e si buttò in acqua. La corrente stava trascinando l'uomo proprio verso di loro. Iniziò a nuotare in diagonale per intercettare il suo corpo, che urlava di dolore mentre la corrente lo trascinava. Proprio un momento prima che John gli afferrasse il braccio, smise di urlare. John lo prese, e sempre con l'aiuto della corrente lo riportò a riva. Dal suo abbigliamento, sembrava un uomo ricco. La sua faccia era sbiancata e non doveva avere più di 50 anni.

-E' annegato...-
-Magari è ancora vivo! Vado a cercare un dottore!-
-No! Tu resta qui! Voglio anche io la ricompensa!-

    Il piccolo iniziò a correre spinto dalla fame e dalla frenesia di uscire dalla sua vita di stenti, andò in mezzo alla strada e iniziò ad urlare per cercare un medico. Urlò così tanto che non tardò più di un minuto a trovarlo.
-Dottore! Dottore! Un uomo! Annegato!-
-Dove?-
-Proprio qui sotto! Deve salvarlo! Forse è vivo! E' annegato!-
-Annegato? So io cosa fare! Seguimi!-

    Il bambino seguì il dottore di corsa, sebbene la sua tunica larga, la sua stazza e le sue scarpe strette non erano così difficili da perdere di vista.
-Jameson, presto! La valigetta dell'enema!-
-Un annegato?-
-Si! Presto! Mi segua! E seguimi anche tu! Ehi! Giù le mani! Oppure lo paghi tu il servizio, malandrino!-, gettò uno scapaccione alla nuca del bambino, -portaci da questo annegato! E se è una trappola, giuro che un salasso non te lo toglie nessuno!-

    A questa minaccia, il piccolo corse come non mai e portò il medico e il suo assistente dall'annegato in un secondo. Un piccolo gruppo di persone si era sistemato attorno a John e al corpo del malcapitato.
-Largo! Largo! Siamo scienziati!-
Tutti si spostarono immediatamente e lasciarono spazio ai togati. Jameson aprì la valigetta senza che il dottore gli dicesse nulla.
-Presto! Qualcuno gli tolga subito tutti i vestiti di dosso! Tutti quanti!-
Il fabbro e il fornaio si precipitarono addosso al corpo esanime, mentre i piccoli si allontanarono subito per evitare lo sguardo del fornaio. Intanto, l'assistente del dottore sistemava uno strano oggetto. Era una specie di soffietto per il camino, da una parte aveva la punta da cui usciva l'aria e dall'altra una specie di braciere. Con mano sicura, aprì una grande scatola piena di tabacco e ne mise una manciata generosa nel braciere, poi prese l'acciarino e diede fuoco.

   -Jameson! Questo enema?-
-E' pronto, Mr. Sydenham!-
Il dottore girò sul fianco il corpo dell'annegato, prese il soffietto dalle mani dell'assistente e gli infilò la punta dritta nel buco del culo. Poco a poco, l'assistente apriva e chiudeva il soffietto.

   Era pratica comune, tra settecento e ottocento, soffiare del fumo di tabacco nel sedere di un annegato. Si credeva che in questo modo si potesse salvargli la vita. E andavano avanti per interi minuti, a continuare a soffiargli fumo di tabacco nel culo mentre quello magari era già morto e manco se n'erano accorti. Eppure non era colpa loro, loro credevano davvero di fare qualcosa per salvargli la vita.

   A volte io mi guardo intorno e vedo gente che ha dei problemi. Ognuno affronta un po' come può i problemi che ha, eppure a volte mi sembra di vederli affrontare proprio come si affrontava un annegato nell'antichità. Non capisco proprio come gli possa venire in mente di fare certe cose, così poco produttive e fondamentalmente inutili per risolvere i problemi stessi, eppure loro continuano a farle, convinti realmente di essere quasi al punto di svolta. Li vedo come il signor Jameson e il dottor Sydenham, a sudare sotto le loro vesti troppo ingombranti per dei dottori per infilare più aria possibile nel retto di quel tipo.

   Qualche volta succede che ci riescano per davvero, a risolvere dei problemi facendo qualcosa di completamente inutile. In quei casi, però, succede solo perchè nel frattempo accade qualcos'altro, che realmente influenza il corso degli eventi. Così non se ne accorgono, pensano che il merito sia tutto loro. Continuano a vivere e a cercare di risolvere i loro problemi, o il più delle volte di aggirarli. Se ha funzionato una volta, perchè non dovrebbe funzionare ancora?

   Ecco di colpo il poveraccio riaprire gli occhi. E' salvo. Però nessuno si accorse che quel povero scemo aveva buttato un colpo di tosse, grazie al quale ha tirato fuori l'acqua che aveva nel petto. Si era salvato da solo, trovandosi tutto nudo e con un soffietto in culo, senza neanche sapere il perchè. Gli astanti intorno applaudirono ai medici, mentre i piccoli saltavano addosso al suo corpo portandogli i vestiti e ricordandogli di averlo tirato fuori dall'acqua.
-Meno male per questi due marmocchi, senza il nostro enema lei non sarebbe tra noi!-
-Ma...ma quale enema...io ho solo tossito e sputat...-
-Ma guarda il furbone! Adesso vuole prendersi tutto il merito! Ah ah ah! Salvare vite è la nostra soddisfazione, ma non è per nulla gratis! Ah! Cosa crede?-

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