“Il Chiàrchiaro protese di nuovo il braccio, batté la canna
d’India sul pavimento e, portandosi l’altra mano al petto, ripeté con tragica
solennità: – La patente.“
Ore 22.54. Dopo aver svolto la sesta simulazione del
pomeriggio, l’ennesima con più di 4 errori, decido di andare a dormire.
Comprendo che l’unica e radicale soluzione sia quella di accantonare le aritmie
sovraventricolari e occupare le circa 52 ore a seguire in sola funzione
dell’esame della patente. E’ una questione personale.
Ore 06.15. La perentoria sigla di Spongebob è il preludio
dell’impatto a 180 decibel del palmo della mia mano sinistra sullo schermo del
telefono: l’esecuzione della piccola spugna gialla avviene al secondo 5 della
sigla del suo dolce programma. Il decesso è immediato. Un colpo così forte non
si udiva dalla battaglia di Trafalgar. Caffè.
Ore 06.30. Mèmore delle usanze del Casinò del Bellagio nel
quale non ho mai messo piede, copro ogni orologio della stanza cercando di
indurre una completa desensibilizzazione al tempo che scorre. Il mio tempo non
serve a nulla, nulla altro che al codice della strada. Non respiro che per
svolgere batterie di 40 quiz ciascuna. Sono una fottuta macchina da guerra.
__
Ore 13.30. Dopo un pasto frugale sento le forze
abbandonarmi. La vista è annebbiata, i sensi intorpiditi. Con le ultime forze
concessemi dalle fragoline a fine pasto, piazzo la sveglia per un’ora a partire
da adesso.
Ore 15.30. Un incubo di corpi squartati e naufragi riesce a
svegliarmi. La stanchezza aveva lasciato che sbagliassi a puntare la sveglia,
ma gli dèi sono a mio favore. Anche il vento è favorevole da sud, 18 gradi
Celsius e la giornata è lunga.
Ore 20.00. Zero errori. Festeggio, ma non troppo, con
cicorie e pollo alla piastra.
Ore 22.28. Sono stanco e vado a letto.
Ore 03.43. Ho sete. Accendo gli abbaglianti sul comodino a
causa della scarsa visibilità, indosso gli occhiali in quanto ho più di 3
gradi. Indosso le ciabatte omologate e arranco verso la soglia del corridoio.
Mi arresto, guardo a destra e a sinistra e svolto strettamente a destra verso
la cucina. Mantenendomi sulla destra, accendo gli anabbaglianti della cucina e
sosto a versare un sorso d’acqua. Ritenendo opportuno sostare alla più vicina
area di servizio, mi sposto verso il bagno.
Il moto planetario, il cielo stellato sporcato da qualche
nube, la rivoluzione del pianeta attorno all’orbita e il cosmo tutto
suggeriscono qualcosa che si palesa alle mie orecchie tramite il burrascoso
vortice delle acque nel liscio imbuto della tazza Ideal Standard, sempre fedeli
alla Legge di Coriolis.
Ore 03.46. Realizzo di essere diventato completamente scemo.
CONTINUA (?)
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