domenica 10 marzo 2013

Cavallette.

   Le giornate di primavera sono belle da passare in bicicletta. Te ne vai per le campagne piene di verde, con il cielo pulitissimo e immerso nel sole. In realtà ho sempre detestato l'insieme dei colori verde dei prati, azzurro del cielo e bianco del Sole. E' un abbinamento che non funziona bene, il verde con l'azzurro e con il bianco. Sembrano i colori della bandiera di uno stato dimenticato dalle relazioni diplomatiche, che sta da qualche parte nel Pacifico, una di quelle bandiere che si vedono ogni tanto, che hai già visto una volta ma non sai di che stato è, poi un giorno te lo dicono e tu fai "Ahh, si, è vero", e il giorno dopo te lo sei già dimenticato.

   Nulla toglie, però, al piacere di una scampagnata. Soprattutto quando non hai troppi doveri e il tuo problema principale è ancora sapere come finisce Dragonball. Immancabile il papà, con tuo fratello già un po' più impegnato di te, ma che un buchino è riuscito a trovarlo. Lasci la bicicletta da una parte e vai verso qualche pianta che attira la tua attenzione. Di colpo, ti arriva un ceffone sul polpaccio, ti giri a vedere e ti accorgi che un'enorme cavalletta ti è saltata addosso. Inizi a scalciare e a maledire qualche specie animale (per i santi è ancora troppo presto), quando finalmente l'insetto cambia obiettivo lasciandoti un bel segno rosso sulla gamba. Io odio le cavallette.

    E' passato molto tempo da allora, ma quella è stata una di quelle sensazioni che non mi riesce di dimenticare, come quella di quando morì il papa, o anche quella della mezzanotte del l'1 gennaio 2000. Il posto in cui abito ora è immerso nella campagna. Tra poco è primavera ed inizio già a temere l'arrivo di qualche cavalletta. Un giorno, andando in facoltà, vedo per terra una sagoma allungata, con due sporgenze verso un'estremità. Riconosco subito quello che ero sicuro che prima o poi avrei incontrato, giro i tacchi e faccio la strada lunga. Dannate cavallette.

   Il pensiero mi accompagna per qualche ora, poi torno a casa e la trovo sempre lì, esattamente dove l'avevo vista l'ultima volta. In un certo senso mi tranquillizzava la cosa, quantomeno non dovevo aspettarmi di vederla sbucare da qualche parte inaspettatamente per ritrovarla a zampettare allegramente sulla mia faccia, mentre maledico sia specie animali che qualche coro angelico in preda al panico.

  Quella sera è piovuto parecchio. Il mattino seguente, uscendo di casa, con un certo sadismo ho immaginato quella bestiola affogata in qualche pozza di fango, per poi trasalire un momento non ritrovandola più nel posto in cui era. Facendomi coraggio, avanzo per la strada che avevo abbandonato, mi guardo intorno e ritrovo la stessa sagoma confinata all'angolo della porta a vetri, girata verso il muro. La cosa mi tranquillizzava di più, quantomeno era lontana dal percorso. Decido di farlo notare a qualcuno, magari ha più coraggio di me ad avvicinarsi a quella cosa.

   Scopro con una certa sorpresa che non sono l'unico a cui fanno schifo le cavallette. Mi sento un po' meno smidollato e quando passo di lì ho un po' meno paura. La cavalletta è rimasta lì per giorni interi, non si è mossa di un secondo. Due erano le ipotesi, o era morta o stava facendo la muta. E nel secondo caso, aveva scelto decisamente il posto sbagliato. Mi avvicino con un collega e decidiamo che la cavalletta stava facendo la muta. Una cosa meravigliosa, ma andava sterminata senza pietà, "prima che qualcuno si possa fare male", dice il mio collega.

   Torno a casa con certi pensieri sull'evoluzionismo e vado a fare il mio solito riposino pomeridiano, non senza sentirmi un tantino crudele nel pensare a come poter distruggere una bestiolina sotto le coperte del mio letto.

   La cavalletta era lì da circa tre settimane, ormai mi ero abituato a quella cosa ferma lì in attesa di qualcosa. Uno sguardo lì ogni volta che passavo non riuscivo a non buttarlo, finchè un giorno non ho visto quella cavalletta completamente rivoltata sul dorso. Tra l'ipotesi che stesse in quella posizione a guardare il soffitto perchè i vicini mettono spesso Gigi D'Alessio a volume alto e l'ipotesi che fosse morta mi è sembrata più evidente la seconda.

   Molto spesso ci sono cose che ci fanno paura, che incontriamo spesso durante il giorno, che ci passano in mente toccando ogni singola cellula e scatenando piccoli tornado di terrore puro condensati in qualche secondo, il cui risultato è il brivido incontrollato tra un boccone e l'altro, mentre si studia o mentre si canta qualche canzone stupida sotto la doccia. E' un mostro in agguato per molto tempo in mente, pronto a saltare fuori alla prima occasione per rovinarci un paio di minuti della giornata.

   La cosa curiosa è che poco a poco, se ci facciamo caso, queste piccole paure, messe insieme nei loro momenti di attacco durante la giornata, a lungo andare riescono a rubarci, sommando i momenti, ore intere della nostra vita, che avremmo potuto destinare all'amico che non sentivamo da tempo, a portare la busta della spazzatura, a guardare il sole facendo un bel respiro di aria fresca. Sono le cavallette a toglierci il tempo per tutto questo, le piccole cose di valore inestimabile, portate via da qualcosa che, alla fine, non era nulla di spaventoso.

   Intanto, una cavalletta se la ride dal paradiso delle cavallette. E' riuscita a godersi la vita senza finire tra le fauci di un gatto o di un cinese di passaggio, ed è riuscita a godersi anche la morte prendendo per il culo una decina di altri animali trenta volte più grandi di lei.

   Stupidi umani.

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