lunedì 15 ottobre 2012

Me la ridevo.

   Ho sempre creduto che nella vita la cosa più importante sia avere un motivo. Qualunque cosa si faccia, l'importante è farla secondo una motivazione valida e inequivocabile. Non avrei mai pensato di avere una motivazione anche per questo, non mi aveva mai attratto prima d'ora, fatto sta che un giorno mi è venuta giù dal cielo così, senza che me l'aspettassi minimamente.

   -Chi molla per ultimo vince!-. Non avrei mai pensato che avrei potuto un giorno trovarmi a quel tavolo. O forse, forse in fondo si. Senza troppo coraggio ho partecipato anche io. Tirai febbrilmente il dado la prima volta, pensando all'effetto che avrebbe fatto. Non avevo mai provato nulla del genere, era la mia prima volta ed ero già allegro. Non mi toccò nulla al primo turno, e nemmeno al secondo. Dopo due giri, gli altri si accorsero che mi era andata bene fino a quel momento, così iniziarono a farmela pagare. C'era già chi aveva gli occhi lucidi, me ne fecero buttare giù due interi, mentre me la ridevo.

   -Oh, ehi, chiaramente, chiaramente se non ce la fate più alzatevi e andatevene. Non ci sono eroi qui.-. Io me la ridevo e iniziavo a sentire un po' la testa girare. Di fianco a me era accesa la tv. Mandavano delle canzoni più o meno interessanti, tra cui anche un grande successo dei REM. Sapevo il testo a memoria, e non potevo, non potevo davvero non cantarla. Oltretutto adoro cantare, e adoro ancora di più cantare quando sono allegro. Gli altri, ancora intatti, mi avevano preso per strafatto e cercavano di stuzzicarmi, mentre me la ridevo, come si fa con chi è un po' allegro, senza malizia. Non volevo fermarmi, cantavo con tutto il fiato che avevo in gola, cantavo anche l'assolo. Mi sono fermato solo quando ho iniziato a sudare un po'. Capivo perfettamente che non avrei retto ancora per troppo, ma ovviamente mi sarei alzato di sicuro prima di star male sul serio.

   La testa girava un po', la sentivo già un po' più leggera. Tirai il dado, mentre me la ridevo. Non mi ero mai sentito così, sebbene non fosse troppo diverso da quando sono particolarmente contento senza nessun aiutino. Ad un certo punto lasciai, proprio quando avevo ottenuto l'effetto che volevo provare e che non avevo mai provato.

   Niente, niente di particolare, solo un po' di leggerezza di sguardo. Mi guardavo intorno mentre sentivo gli occhi sfuggire da una parte e dall'altra. Mi adagiai sul divano buttando una mano in un pacco di patatine, mentre me la ridevo. Iniziai a parlare con un ragazzo seduto di fianco a me. Gli chiesi se si notava, mi rispose di si. -Hai gli occhi persi.-. Era vero. Mi sentivo semplicemente fluido. Iniziai a parlare con lui del più e del meno, di musica e di tante altre cose che fossero sufficienti a fargli capire che la testa mi accompagnava, mentre me la ridevo. Mi sembrava sufficientemente convinto di ciò e questo mi lasciò soddisfatto. E' bello mantenere comunque il controllo, provare qualcosa di nuovo fino al punto giusto, senza esagerare troppo. Stavo bene.

   Entrò anche lei in casa. Viene dalle mie parti, abitiamo tutti lì. Dietro i suoi occhiali neri studiò un po' la situazione, guardando quelli ancora in gioco sghignazzare senza pensieri, chi più e chi meno intero. Mi chiedevo come facessero alcuni di loro a non dare il minimo segno di cedimento. Pensavo e me la ridevo. Il suo sguardo incuriosito indagò anche me. Mi guardava con gli occhi di chi ne sapeva, cercando di capire a che punto fossi, con l'occhio indiscreto di chi sta bene e vuole capire quanto chi ha di fronte ci sta con la testa. Io la facevo fare, non avevo nulla da nascondere e cercai di farlo capire anche a lei, più che altro per soddisfazione personale. Questa volta però devo averci messo un po' troppo entusiasmo, fatto sta che non mi sembrava convinta, nemmeno quando avevo fatto l'asse d'equilibrio.

   Mi era uscito un po' storto, ma in fondo l'asse d'equilibrio esce storto a tutti, non è una giustificazione valida. Me la ridevo e, subito dopo essermi rimesso in posizione naturale, iniziò a girarmi un po' più forte la testa. Non avevo toccato altro, però l'asse d'equilibrio mi aveva particolarmente stancato. Fu la conferma che non ero pienamente razionale, ma il fatto che me ne rendessi conto era comunque positivo. Lei mi guardò un po' di meno, con l'aria di chi aveva già inquadrato perfettamente la situazione. Non sembravo preoccuparla più di tanto nel mio stato, e questo mi faceva sentire più rilassato. Ero uno di quelli che stava meglio, seduto quasi per caso tra quelli che non avevano toccato nulla, i quali guardavano il tavolo divertiti. Il mio sguardo fluttuava tra gli uni e gli altri, indifferentemente me la ridevo.

   Arrivarono le altre per andare alla festa a qualche metro da lì. Mi sembravano un po' spaventate, giustamente. Scrutavano anche loro gli sguardi di tutti, anche il mio. Questa volta  sembravo averle convinte, anche perchè dissi subito la verità. -E' vero, ho esagerato giusto un po', ma datemi cinque minuti per farmi uno shampoo e starò molto meglio.-.

   L'aria freschissima. Un peccato non correre. Correre alle undici e mezza, un po'con il fiatone, una canzone in bocca, lo sguardo fluido e la cintura di Orione in cielo, mentre me la ridevo. L'acqua calda, il primo sapone che capita, buon odore di more e frutti rossi, mentre me la ridevo. Il phon in faccia, due schiaffetti ed è tutto apposto, la testa gira un po' meno. L'entusiasmo non si perde, però, anche perchè ero io stesso a volerlo mantenere intatto. Non era per fingere, ero davvero, davvero entusiasta. Iniziai a ballare con gli altri che mi aspettavano, sebbene ballare non mi piaccia più di tanto, poi la testa ricominciò a girare.

   Di nuovo aria fresca, ma stavolta meno entusiasmo. La testa non smette di girare e tornano in mente tante piccole preoccupazioni. Il peggio non è tanto smettere di pensare, trovare una distrazione. Il peggio è il termine della distrazione, il ritorno alla vita vera. E torna tutto insieme. Tante piccole cose di poca importanza, tante cose che ti erano sfuggite per poco tempo, ritornano tutte insieme e ti cadono sulle spalle in un batter d'occhio. Una piuma è leggera, ma tante piume sono pesanti.

   Al diavolo la musica, adesso voglio stare un po'con me. Te ne vai tra i tigli a passeggiare. Non si può esser seri quando si ha 17 anni. E di anni non ne ho più 17. Era questa la mia motivazione. Non aver più 17 anni. Aver chiuso, chiuso finalmente una fase e aver modo di cominciarne una nuova. Ogni morto era ormai sepolto, ogni cosa al suo posto, finalmente, lontano da ciò che mi stava stretto. Finalmente a fare ciò che mi piace fare, vivere per un'aspirazione e mettere a frutto tutto ciò che ho imparato. Non rinnegare mai il passato, nè tutto ciò che di buono ha dato, ma prendere a calci quello che non ti è sceso, le amicizie andate, tutte le piccole sconfitte, le piccole grandi umiliazioni, le cazzatelle adolescenziali, me la ridevo malgrado quello. Avevo scelto di farlo per quello, era quella la mia motivazione, chiudere in una bella risata fluida e frizzante. Potevano capirmi tutti, nessun grande problema, niente di tragico, eppure quella sera cercavo di non farmi capire da nessuno.

   Quando lo sforzo diventò troppo forte e quando mi resi conto di aver tardato tanto, tornai indietro. Mi cercavano e mi ero allontanato un po' troppo. Non mentii, mi sentivo un po' in colpa e mi faceva male la testa un po' per tutto. Mi fecero compagnia per tutta la notte, con lo sguardo di chi si è preoccupato di chi, in fondo, non se l'aspettava, o di chi non ha capito cosa mi avesse spinto. Un po' intorpidito, cercai di farli sorridere. Era tutto apposto, tutto sotto controllo, solo l'ultima parte mi era un po' sfuggita di mano, ma non stavo malissimo in fondo. Qualche ora e sarei tornato quello di prima, tutto bene. 

   In fondo me la ridevo, malgrado tutto.

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