sabato 9 febbraio 2013

Diciamo.

    Davanti a milioni di persone che aspettavano solo lui, fece una cosa che nessuno aveva mai fatto. Proprio a San Pietro, il simbolo della cristianità, fece qualcosa di eclatante per la lotta contro l'AIDS. Non che non sia sensibile alla lotta contro l'AIDS, ma diciamo che, se sei sotto esame, non te ne frega un cazzo.

    Spegni la radio, ti guardi allo specchio e ti rendi conto che è da un po' che non ti fai i capelli. E' stata una strana idea quella di farti crescere i capelli. Dopotutto, sei un tipo che va in giro così come esce dal letto, chiaramente non prima di essersi lavato le orecchie, le ascelle, gli intimi, ma lo shampoo tutti i giorni non si può fare. Te lo sei fatto ieri sera lo shampoo, anzi, ti sei fatto proprio la doccia, e stamattina con quei capelli sembri uno scoppiato, ma diciamo che non te ne frega un cazzo.

    Raccogli una maglietta dalla sedia dell'Ikea indefinitamente adibita ad armadio, controlli se puzza, la butti nella cesta delle robe da lavare e ne prendi un'altra. Il felpone non puzza, non puzzano nemmeno i jeans. Se sei un maschio sotto esame, qualsiasi cosa indossi va bene, l'importante è che non puzzi. Ti guardi allo specchio, quella felpa con quel lupetto non è molto abbinata, ma diciamo che non te ne frega un cazzo.

    Fa freddo, la gente sorride, la gente ti sorride e tu sorridi alla gente. Poi c'è il barista pelato che chiama tutti "Lillo" o "Lilletto", indipendentemente da quale sia il nome delle persone a cui si rivolge, e che ogni volta ti chiede se vuoi un cappuccino. Il cappuccino non lo vuoi mai, non lo digerisci, ed ogni giorno ti chiede se vuoi un cappuccino. Caffè, e poi una di quelle cose che chiamate "danese".

    Addenti il danese congelato, ricordandoti che se chiedessi di riscaldarlo, ti ritroveresti senza apparato digerente. E' buono il danese, anche se sei sicuro che se venisse un danese a fare colazione e gli diceste che quella roba lì la chiamate "danese", sono sicuro che il danese vi riderebbe in faccia, senza pensarci troppo farebbe una foto al danese e la metterebbe su Instagram con l'hashtag #stupiditalians. Diciamo, però, che non te ne frega un cazzo.

   Macchiato, grazie. Il caffè macchiato è perfetto nel modo in cui deve essere fatto. Un caffè ristretto, concentrato, schietto, con una sottile schiuma sopra in cui si versa una goccia di latte possibilmente tiepido. E' così che si fa il caffè macchiato. Il caffè macchiato non lo concepisce, il barista. Il caffè macchiato, ahimè, per lui è il caffè concentrato e stretto con un cucchiaio di schiuma di latte sopra. Non è caffè macchiato, non è niente di ciò che desideravi, ma diciamo che non te ne frega un cazzo.

    Torni in stanza a studiare, a fare tanti esercizi, che l'esame è tosto. Tu sei preparato, sei preparatissimo, pronto a tutto, qualunque cosa. Potrebbe venire immediatamente il professore con il compito e dirti di farlo in quel momento, l'avresti fatto senza fiatare. Se non lo passi tu, che ti piace pure la materia, chi lo dovrebbe passare?

    Ti svegli quella mattina, non fai colazione, che ti tornerebbe alla gola facendo diventare l'esame uno strano film di Tarantino. Fai come hai fatto per i test, vai al bar e compri un pacchetto di caramelle alla frutta, è quella la colazione. Zuccheri, solo zuccheri. Una bottiglia d'acqua, anche, che non si sa mai. Sei gasatissimo, te lo senti dentro di potercela fare. Incontri i colleghi, tutti in ansia. Quale momento migliore per sdrammatizzare, fare un po' il coglione?

    Fai le tue battute migliori, quelle improvvisate, loro ridono, e ridi anche tu. Sei tranquillo, non sei mai stato tanto tranquillo, stai alla grande e ti senti davvero davvero in grado di fare qualunque cosa. Dacci dentro, figliolo. Lo stomaco borbotta per la fame. Hai bisogno di zuccheri, cacci fuori il pacchetto di caramelle, lo apri e ne mangi una. Non sanno di frutta, non sanno di nulla, non sanno neanche di zucchero. Riprendi il pacchetto dalla tasca, lo guardi bene, e sulla confezione troneggia in un enorme rettangolo azzurro cielo la scritta "Senza Zucchero". Diciamo, però, che non te ne frega un cazzo. 

    Inizi a scrivere e l'esercizio non esce. E' facilissimo, si vede che è facile, ma non esce. Una radice quadrata negativa non significa niente. Rifai tutti i calcoli, niente da fare. L'orologio segna quaranta minuti allo scadere del tempo. L'adrenalina sale dappertutto e inizi a scrivere quanto mai avevi scritto. Tre esercizi risolti in sei minuti. Mai così forte. La scossa è finita e sei provato. Continui a scrivere, ma sai già che più di questo non puoi fare. Hai buttato il tempo iniziale, dovevi starci di meno. Giù le penne, e borbotti un breve turpiloquio che puoi sentire solo tu.

    E'andato ormai, non puoi fare nulla. Hai fatto ciò che potevi, solo per quel tempo iniziale, ti sei fregato allora. Cammini da solo, vorresti spaccare i lampioni, trovi due colleghi che ti raccolgono dal tuo sfogo del momento. Scherzano con te, anche loro pensano di non aver fatto il massimo. Va tutto bene, anche se non va tutto bene. Facciamo finta che sia andata bene, facciamo finta che ce la faccio. In fondo hai fatto il resto bene, hai fatto ciò che potevi, ti sei sforzato tanto. Quella scossa lì, poi, è stato il massimo. Torni a casa e non sai cosa fare.

    Aspetti cercando di controllarti, e ti viene non sai cosa. I colleghi arrivano, perchè ti hanno visto andar via di corsa, gli spieghi tutto. Non sei andato malissimo per loro, si può fare, si può fare ancora. Si può fare ogni cosa. Ma diciamo che ora non te ne frega un cazzo, tachipirina e dormi per un'ora e mezza.

   Ti alzi, studi un po', non più di tanto. Continui nonostante la tua vita sia cambiata, non è il liceo, non è l'interrogazione di filosofia, non è il compitino di matematica. Stai studiando roba seria, ormai. Sei diventato grande. Potrà farti stare male, potrà essere dura. Tu lo sai, però, lo sai che non c'è niente di più fico. Lo sai che il tuo tempo migliore lo stai vivendo adesso. Tu lo sai che ogni cosa che studi, la studi per il tuo sogno, per il tuo futuro. Lo sai di potercela fare, lo sai di volere ciò che vuoi e di non volere altro.

   Ti alzi e continui a studiare, nell'attesa. Lo sai di aver fatto il massimo, di non aver potuto fare di meglio in quel momento, sei stato grande per davvero. Studi ed aspetti che esca il foglio degli ammessi, sempre connesso su Facebook aspettando il coglioncello di turno che annunci al mondo la grande notizia, sperando che la sua trepidazione possa salvarlo. Ed in effetti è così.

    Diciamo, però, che di lui non te ne frega un cazzo.

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